Vino e vignaioli veri
Partiamo da Portovenere, a due passi dalla Cinque Terre, dopo poche decine di minuti, iniziamo a salire e ci ritroviamo davanti ad un paesaggio completamente diverso: una fitta vegetazione, boschi a destra e sinistra, la temperatura scende un po', la strada si fa sempre più ripida e impervia. Temiamo di esserci persi ma dopo poco appare il cartello Campiglia, la nostra destinazione, proseguiamo su una strada tortuosa, quando scorgiamo un casolare; le botti logore, sistemate alla buona in giardino, ci dicono che siamo nel posto giusto.
Cerchiamo di parcheggiare sul sentiero alla meno peggio, quando ci viene incontro il padrone di casa: Walter De Battè, noto vignaiolo ligure, patron di Prima Terra e consulente enoico per numerose aziende vitivinicole italiane. Indossa i vestiti del contadino, le scarpe sporche di terra, la pelle bruciata dal sole. Si avvicina a noi con fare affabile, ci da il benvenuto nella sua meravigliosa terra. La vista da qui è mozzafiato, la montagna rocciosa si snoda accanto a noi, in lontananza il mare, il cielo è terso, la luce del crepuscolo avvolge il paesaggio e lo rende magico ai nostri occhi.
Ancora rapiti, ci accingiamo ad entrare in cantina; è una casa contadina, semplice, rustica un po' cadente, due stanze piccole e adiacenti, con i muri impregnati dell’odore del vino. Abbiamo la stessa sensazione: siamo di fronte ad una realtà autentica, vera, dove il vino è protagonista assoluto.
De Battè ci fa accomodare attorno al vecchio tavolo in legno; è di poche parole, gentile, composto, si scusa per il suo abbigliamento e comincia a parlarci della sua terra. E’ cresciuto qui, conosce ogni angolo di queste colline che scendono dritte e scoscese fino al mare; conosce vegetazione, rocce, terreni.
Ci parla del clima, della storia, di come il vino abbia iniziato ad essere prodotto in questa particolare area geografica, di quanto sia faticoso vendemmiare sui terreni a dirupo (in queste zone si parla di viticoltura eroica), di cultura, enogastronomia e politica. Cita De Andrè, Paolo Conte e i filosofi greci.
Ascoltarlo è bellissimo, le sue parole trasudano amore per la sua terra, per la vita, per il vino. Avidi di assorbire un po' della sua vasta conoscenza, gli facciamo un sacco di domande sul vino, sui produttori. Lui risponde composto, con saggezza, con umiltà. Ci parla dei suoi ultimi progetti con l’attitudine di chi, dopo tanti anni di lavoro ed esperienza, ha ancora voglia di sperimentare, percorrere nuove strade e trasmettere il suo sapere alle nuove leve del mondo del vino. Ci versa un calice di rosato, il suo ultimo gioiello, rimane in religioso silenzio dopo il primo sorso. Gli facciamo ancora domande, cerchiamo di capire l’essenza profonda dei suoi vini e di cogliere la filosofia che anima il suo lavoro.
Versa il secondo bicchiere, passiamo ad un bianco, il suo capolavoro. I suoi vini rispecchiano profondamente il territorio: note vegetali, di macchia mediterranea, mineralità, sale marino. Sono vini diretti, senza fronzoli, ti riempiono il naso, il palato, il cuore. Vini che parlano della Liguria, del mare, della roccia e che parlano di lui, di Walter De Battè, una persona semplice ma con una grande personalità, profondo conoscitore del mondo del vino, con le radici ben piantate a terra. Su questa terra, dove è nato, cresciuto, e dove vuole invecchiare.
Dopo quasi due ore (ma ascoltandolo ci è parso un minuto), ci congediamo, usciamo dalla cantina un po' buia, la luce ci sorprende: è ancora più bella, di nuovo veniamo rapiti dal paesaggio circostante. Ci lasciamo alle spalle un’esperienza unica, quella di aver toccato con mano una realtà autentica, di aver conosciuto una persona speciale. Gli occhi pieni di bellezza, il cuore pieno di gioia.
Felici, appagati, ci rimettiamo in cammino.
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